Se sei un dipendente (pubblico o privato) o un pensionato e necessiti di 10.000€ per realizzare i tuoi progetti o per affrontare spese impreviste, oltre al classico prestito personale puoi prendere in considerazione la cessione del quinto dello stipendio o la cessione del quinto della pensione. Si tratta, infatti, di una particolare forma di prestito personale riservata esclusivamente a chi dispone di busta paga o cedolino della pensione.
Attenzione, però: questo non vuol dire che tutti i dipendenti e i pensionati che faranno richiesta di un prestito sotto forma di cessione del quinto la vedranno automaticamente accettata. Esistono, infatti, dei requisiti ben precisi che occorre possedere per essere considerati idonei.
Indice Articolo
✅ Requisiti per i dipendenti
✅ Requisiti per i pensionati
10.000€ è un importo ampiamente contemplato sia dal classico prestito personale che dalla cessione del quinto. Per poter scegliere la soluzione migliore per le proprie esigenze è necessario valutare alcuni aspetti che differenziano tra loro i due prodotti.
Innanzitutto, le modalità di rimborso.
Il prestito personale viene rimborsato mensilmente tramite addebito diretto su conto corrente nella data prevista dal contratto. Alcune finanziarie offrono anche la modalità di rimborso a mezzo di bollettini postali premarcati. Ciò comporta che, nel caso in cui il conto corrente non presenti un saldo sufficiente a coprire la rata, il pagamento salta, con le dovute conseguenze.
La cessione del quinto, invece, prevede che la rata mensile sia trattenuta direttamente in busta paga o sul cedolino della pensione, con il diretto coinvolgimento del datore di lavoro o dell’ente previdenziale, che provvederà a versare puntualmente il dovuto all’ente creditore. In tal caso, quindi, non c’è pericolo per l’ente creditore che la rata non venga puntualmente saldata. Proprio tale “garanzia” fa sì che l’accesso alla cessione del quinto sia “agevolato” rispetto a quello di un classico prestito personale, con la possibilità di richiesta accolta anche nel caso di cattivi pagatori, protestati o individui con già altri prestiti in corso, che invece potrebbero incontrare non poche difficoltà nell’ottenere un classico prestito personale.
Altra sostanziale differenza la troviamo nella durata massima del finanziamento, fissata a 120 mesi per la cessione del quinto mentre per il prestito personale dipende dalla banca o finanziaria a cui ci si rivolge (spesso per un importo di 10000€ ci si ferma a 84 mesi).
Anche l’età massima del richiedente accettata varia tra le due forme di prestito: per il prestito personale non si può andare oltre i 75 anni a scadenza del rimborso, mentre con la cessione si può arrivare (e in alcuni casi) superare gli 81 anni.
Ecco che, già semplicemente analizzando questi primi aspetti, si cominciano a delineare le situazioni in cui la cessione del quinto può essere la strada migliore da percorrere per arrivare all’erogazione dei 10.000€ di cui si necessita: E’ la soluzione più indicata per:
Un “difetto” non trascurabile della cessione del quinto riguarda invece le tempistiche: mentre un prestito personale, se non ci sono problemi, prevede una rapida erogazione, anche in 24 ore, la cessione del quinto richiede tempi più lunghi, anche fino a 2/3 settimane. Non è quindi la soluzione più indicata per chi ha urgenza.
Altro aspetto da non sottovalutare riguarda l’assicurazione vita e/o impiego. Nel caso di un prestito personale l’assicurazione è facoltativa, a pura discrezione del debitore. La cessione del quinto, invece, la richiede obbligatoriamente e quindi inevitabilmente il suo premio andrà ad influire sul TAEG finale, a meno che l’ente erogante non se ne faccia carico (non è raro che accada, dipende dalle politiche interne della banca o finanziaria scelta).
Riassumiamo in tabella quanto detto finora:
Cessione del Quinto | Prestito Personale | |
---|---|---|
Modalità di rimborso | Trattenuta in busta paga/pensione | Addebito su conto corrente o bollettino |
Durata massima | 120 mesi | fino a 84 mesi (salvo eccezioni) |
Necessità di garante | ❌No | Spesso richiesto |
Accessibile a cattivi pagatori | ✅Sì | ❌No |
Età massima | Fino a 90 anni (a seconda dell’istituto di credito) |
75 anni |
L’importo della rata mensile varierà sia in base alla durata scelta per il rimborso, sia in base all’ammontare dello stipendio/pensione netti percepiti. Infatti, per legge, la rata di rimborso non potrà mai superare il 20% dello stipendio/pensione.
Se da un lato tale norma tutela il debitore, riducendo il rischio di sovraindebitamento, dall’altro può limitare l’importo massimo richiedibile che sarà direttamente proporzionale al proprio emolumento/pensione.
Comunque, per un importo da 10.000 euro il problema non sorge, perché scegliendo la durata massima sarà sufficiente una rata mensile di circa 130€ e quindi uno stipendio/pensione netti di circa 800€. Se, invece, si desidera concludere il rimborso in meno tempo, allora sarà necessario disporre di stipendio/cedolino più elevati per poter aumentare la rata mensile.
N.B. I soli dipendenti hanno la possibilità di richiedere importi più alti aggiungendo alla cessione del quinto dello stipendio anche il prestito con delega (detto anche “doppio quinto”) potendo così impegnare un ulteriore 20% dello stipendio netto per il rimborso (la rata potrà quindi arrivare al 40% dello stipendio netto).
Facciamoci un’idea di quanto può costare una cessione del quinto da 10.000€. Aiutiamoci con il calcolatore presente sul sito ufficiale di Findomestic. Considereremo il caso di:
Ecco i risultati ottenuti:
Importo | Rata | Taeg | |
---|---|---|---|
Dipendente Pubblico | 10.000€ | 114€ x 120 mesi 197€ x 60mesi |
6,71% 6,67% |
Dipendente Privato | 10.000€ | 125€ x 120 mesi 205€ x 60mesi |
8,96% 8,78% |
Pensionato | 10.000€ | 125€ x 120 mesi 203€ x 60 mesi |
8,78% 8,07% |
(Fonte: sito ufficiale Findomestic; Data rilevazione: 18 marzo 2025)
Come si evince da questi esempi, le condizioni economiche applicate variano a seconda della categoria a cui si appartiene: le migliori spettano ai dipendenti pubblici, seguiti dai pensionati e per ultimi i dipendenti privati. Non è difficile intuire il perché: banche e finanziarie aumentano i tassi applicati in base al fattore di rischio percepito. I dipendenti pubblici sono i più affidabili (giovani, facilmente in buona salute e con stipendio fisso), i pensionati sono leggermente penalizzati dall’età e quindi dal premio assicurativo più alto, mentre i dipendenti privati sono la categoria ritenuta più “rischiosa”.