Nel calderone delle agevolazioni riservate ai giovani si dovrebbe aggiungere a breve anche il bonus matrimonio. Si tratta di uno sgravio fiscale che spetta solo a coloro che presentano quattro requisiti base (almeno per quanto prevede al momento il disegno di legge) ovvero:
Il secondo punto è stato introdotto in quanto si è constatato un brusco calo del numero di coppie che si sposano in chiesa (dal 2016 si è registrata una contrazione del 34%).
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Come già accennato il funzionamento è quello tipico degli altri bonus quali quello sull’efficienza energetica, quello sulle ristrutturazioni od ancora sui giardini (il cosiddetto Bonus Verde). Lo stato dovrebbe rimborsare una parte della spesa sostenuta per il matrimonio, tramite dichiarazione dei redditi, per un determinato lasso di tempo.
Secondo la proposta di legge il tetto di somma che potrebbe beneficiare della detrazione sarebbe pari a 20000 euro, mentre l’arco temporale in cui verrebbe rateizzata la detrazione sarebbe di 5 anni. L’aliquota della detrazione sarebbe invece del 20%. E’ stata scelta la strada della detrazione fiscale solo sui matrimoni religiosi principalmente per un aspetto economico. Il matrimonio in chiesa è infatti la soluzione più onerosa e proprio per questa è quella che ha maggiormente risentito della ‘crisi’.
Facciamo un esempio pratico per capire bene il funzionamento immaginando di spendere 30000 euro per un matrimonio con rito religioso. Allo stato attuale della proposta di legge, potrei recuperare il 20% di 20000 euro (in quanto è la cifra massima da poter portare in detrazione), quindi circa 4000 euro, ma non in una sola soluzione, poiché l’importo va diviso per 5 anni (quindi 800 euro all’anno). Se invece la spesa complessiva accettabile ai fini del bonus fosse di 10 mila euro, allora si potrebbero recuperare 2000 euro divisi in 5 anni (quindi 400 euro per anno). La decorrenza del bonus matrimonio sarebbe a partire dal 1 gennaio 2019 con possibile retroattività in caso di approvazione definitiva.
Il bonus matrimonio si applicherebbe sulle spese che sono collegate al matrimonio religioso, come ad esempio i fiori e gli addobbi in chiesa, gli abiti, il costo del ristorante e l’affitto della chiesa, il trucco e il parrucchiere, bomboniere, inviti, ecc. Sarebbe compreso anche il costo pagato al wedding reporter.
Le spese dovranno essere documentate e i pagamenti effettuati tracciabili (quindi bonifico, carta di credito o di debito). Le fatture dovranno specificare la natura del bene acquistato in modo chiaro e anche il relativo numero (ad esempio numero inviti, numero addobbi, ecc). Per accedere alla detrazione si deve logicamente presentare la dichiarazione dei redditi per le persone fisiche o nel caso di lavoratori dipendenti il 730.
Come già detto lo scopo del bonus matrimonio è relegato alla sola cerimonia per cui questo intervento risulta essere compatibile con l’assegno per congedo matrimoniale che viene pagato dall’Inps agli aventi diritto. Per chiarezza vediamo le caratteristiche peculiari anche di quest’ultima agevolazione:
Chi può richiederlo?
Può fare domanda il lavoratore dipendente che si sposa sia con rito civile che concordatario. Spetta per ciascun matrimonio quindi se ci si sposa, divorzia e poi ci risposa può essere utilizzato più di una volta. A livello di tempistica l’assegno per congedo matrimoniale deve essere richiesto entro 30 giorni da quello della celebrazione delle nozze. Ne possono fare richiesta anche i disoccupati che però nei 3 mesi che precedono quello scelto per la celebrazione del matrimonio, hanno lavorato per almeno 15 giorni.
N.B. L’assegno viene erogato sotto forma di congedo, ovvero assenza da lavoro, senza penalizzazioni sullo stipendio tranne una percentuale di 5,54% decurtata sulla retribuzione giornaliera che è a carico del lavoratore.
A quanto ammonta?
La durata del congedo può essere di 7 oppure 8 giorni, a seconda del contratto da lavoro dipendente che si ha. Quindi la somma dell’assegno sarà data dall’importo giornaliero (al netto della quota spettante al lavoratore) moltiplicato per il numero di giorni del congedo stesso.
Chi paga?
Se a richiederlo è un datore di lavoro il pagamento verrà fatto dal datore di lavoro per conto dell’Inps. Se invece lo richiede un disoccupato che ne ha i requisiti, il pagamento è direttamente a carico dell’Inps.
Come si richiede?
Discorso simile anche per quanto riguarda la richiesta. Il lavoratore dipendente deve fare richiesta al datore di lavoro, mentre i disoccupati devono richiederlo all’Inps direttamente (anche online tramite pin passando per il portale oppure chiamando il contact center). In alternativa si può richiedere assistenza a un Caf.