Le varie proposte chiamate a rendere meno rigido il sistema ‘in uscita’ dei lavoratori vicini alla pensione hanno perso tutte dei pezzi più o meno importanti strada facendo. Di contro ognuna di esse ha ‘collaborato’ alla bozza definitiva che dovrebbe portare a breve all’approvazione dell’Ape (ovvero l’anticipo pensionistico).
La logica di fondo dovrebbe rimanere quella che fu ideata dal governo Letta, ad opera dell’attuale ministro Giannini, che aveva parlato di un “prestito” da concedere a quei lavoratori ancora lontani dalla pensione, disoccupati e con difficoltà di poter essere impiegati nuovamente (come gli over 55 anni).
Anche se successivamente sono state avanzate delle proposte che facevano leva sul criterio delle penalizzazioni (2% secondo Damiano e 3% secondo Boeri), è stato ultimamente riportato in auge il prestito pensionistico, che ha prevalso anche sulla proposta di una mini pensione fino al momento di maturazione dei requisiti pensionistici.
Rispetto al passato, governo e sindacati sembrano aver trovato dei punti in comune, il che ha spianato la strada verso la prossima approvazione.
Per prima cosa viene dato per scontato che il prestito non vada a carico dell’Inps (vedi anche Prestiti Inps), ma che venga concesso dalle banche aderenti all’iniziativa. La restituzione della rata imputabile al “prestito” verrà invece trattenuta dall’Inps per i successivi 20 anni (sul modello di una cessione del quinto della pensione).
Un nodo ancora da sciogliere sarebbe invece l’alleggerimento della pensione, che potrebbe arrivare anche al 15%, ragion per cui si stanno studiando dei correttivi, sotto forma di detrazioni fiscali, per ridurre questo impatto fortemente negativo.
Altra novità consisterebbe nel carattere facoltativo, comunque rivolto a lavoratori che hanno tre anni da maturate per il raggiungimento della pensione di vecchiaia.
Le continue modifiche apportate al sistema pensionistico in Italia, non permettono di poter dare indicazioni precise, almeno fino a quando non ci sarà la definitiva approvazione del progetto che, come si apprende da più fonti, sarebbe giunto verso le fasi finali.
Qualche modifica potrebbe essere quindi ancora apportata, ma quello che è evidente è che la commissione europea non permetterà di approvare una legge che appesantisca eccessivamente il bilancio dell’Inps sempre più in crisi.