Il termine “crowdfunding” è entrato nell’uso comune anche in Italia, soprattutto grazie alla nascita di tantissime piattaforme italiane che si sono specializzate in ‘produzioni dal basso’ a elevato carattere innovativo (come nel caso di Eppela). A livello internazionale una delle più grandi piattaforme è invece rappresentata da Kickstarter che è anche una delle prime ad aver debuttato sul web con questo tipo di “servizio”.
Per comprenderne il funzionamento, si può partire semplicemente dalla traduzione dall’inglese (dove il termine crowd significa folla) e cioè: “raccolta” dalla “folla”. Nel particolare il crowdfunding sfrutta il web per raggiungere un numero elevato di possibili utenti interessati a finanziare un determinato progetto, ricoprendo differenti ruoli.
Il suddetto ‘finanziatore’ in alcuni casi potrà assumere la figura di “socio” con diritto di partecipare ai profitti, in altri quello di supporter con un benefizio ridotto come ad esempio la proprietà a un prezzo inferiore di un bene che sarà prodotto, ecc.
Perché il meccanismo funzioni ci devono essere tre soggetti coinvolti:
I vari “attori” hanno compiti, obblighi e impegni ben definiti e nel particolare:
La società che gestisce la piattaforma dovrà valutare le idee, ed eventualmente pubblicizzarle dandone adeguata visibilità. Deve inoltre assicurarsi che il sistema dei pagamenti e di protezione dei dati dei soggetti registrati sia incentrato sui massimi criteri di sicurezza.
Generalmente i finanziatori non sostengono costi o commissioni. Tuttavia la piattaforma (fatta eccezione di alcune che hanno carattere quasi esclusivamente di tipo sociale) percepisce delle commissioni. Il valore medio è generalmente del 4-5% che viene trattenuto sul ‘target’, quando una raccolta si conclude con esito positivo, prima di versare la cifra al finanziato.