Con l’espressione “prestiti per pensionati” si indicano tutti quei finanziamenti erogati da banche o finanziarie agli ex-lavoratori (pubblici, privati o autonomi) che percepiscono la pensione.
La categoria dei pensionati è generalmente vista dagli istituti di credito come “sicura” dal punto di vista reddituale (la pensione rappresenta infatti un’ottima garanzia) ma “rischiosa” dal punto di vista anagrafico. Infatti, con l’aumentare dell’età aumenta oggettivamente il rischio di premorienza del debitore con conseguenti difficoltà per il creditore nel recupero del debito residuo.
Proprio per questo, visto che gli istituti di credito hanno la libertà di scegliere l’età massima finanziabile, in passato i pensionati erano fortemente penalizzati: infatti banche e finanziarie preferivano concedere l’accesso al credito solo a coloro che non avessero superato una certa età (in media i 70 anni), per un’età massima alla fine del finanziamento di 75 anni.
Grazie all’estensione anche ai pensionati dell’accesso alla cessione del quinto (particolare forma di prestito personale assistita per legge da apposita assicurazione obbligatoria) questo limite è stato spostato ben oltre i 75 anni. Per cui le banche che ne prevedono l’erogazione hanno alzato l’età massima finanziabile a 80 anni, 85 anni, alcune anche fino a 90 anni.
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Bisogna sempre ricordarsi però che, nel caso in cui venisse concesso il prestito, l’età di cui si parla indica quella massima che si potrà avere alla scadenza del finanziamento. Questo significa che, tornando all’ipotesi della cessione del quinto, per il limite di età di 90 anni, al massimo bisognerà averne 88 per poter accedere al rimborso di durata minima pari a due anni.
Proprio per venire incontro alle esigenze della più “fragile” categoria dei pensionati, l’INPS ogni 3 anni pubblica un nuovo schema di convenzione a cui banche e finanziarie possono scegliere di aderire o meno.
Gli istituti di credito che sottoscrivono la Convenzione INPS si impegnano a:
N.B. Questa convenzione non garantisce un trattamento univoco, ma ogni banca ed ogni finanziaria aderente è libera di proporre le condizioni che ritiene più adatte alla categoria dei pensionati, ma con l’impegno di offrire condizioni generali (che possono riguardare non solo i tassi ma anche le spese accessorie collegate o il costo della componente assicurativa obbligatoria) più convenienti rispetto a quelle che vengono offerte ad altre categorie.
Inoltre, anche se le indicazioni governative consentono l’accesso al Prestito in Convenzione INPS fino ai 90 anni alla scadenza del contratto, in realtà le banche aderenti sono comunque libere di abbassare tale soglia secondo le loro politiche interne. Ecco perché è sempre opportuno informarsi previamente.
Ricordiamo che la cessione del quinto prevede, compatibilmente con l’età anagrafica del pensionato, un piano di ammortamento dai 24 ai 120 mesi e un rimborso mensile a mezzo di trattenute sul cedolino della pensione mai superiori ad un quinto della pensione netta. Ai fini del calcolo della quota cedibile sono escluse alcune pensioni, come ad esempio quelle sociali e di invalidità civile.
Anche nel 2024 numerose banche hanno aderito alla Convenzione INPS.
Tra le banche più attive a riguardo troviamo: Unicredit, Intesa Sanpaolo, BNL Bnp Paribas, Poste Italiane, Agos e Findomestic (anche grazie alla loro distribuzione sul territorio). Nello specifico:
(Fonte: siti ufficiali Unicredit, Intesa Sanpaolo, BNL, Poste Italiane, Findomestic; Data rilevazione: 04/03/2024)
Le agevolazioni per lavoratori pubblici e statali non terminano con l’aumentare dell’età e la fine del rapporto lavorativo. L’Inps, infatti, prevede l’erogazione dei suoi prestiti (Prestito INPS) in modo diretto fino al raggiungimento dei 90 anni di età al momento del termine del prestito, sia per il Piccolo Prestito che per i Prestiti Pluriennali. Rispetto ai dipendenti la sola differenza riguarda gli importi erogabili che, per garantire la pensione minima, dipendono dalla quota cedibile, anche nel caso di erogazione del Piccolo Prestito a pensionati.
Sul portale INPS è possibile calcolare la propria quota cedibile (al netto di assegni/pensioni sociali o di invalidità civile) o effettuare una simulazione dei prestiti erogati direttamente dall’ente previdenziale.
Tuttavia, per poter accedere a queste forme di finanziamento agevolato bisogna sempre essere iscritti alla Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali. Non è sufficiente aver aderito e contribuito durante il periodo di attività lavorativa, ma al momento di andare in pensione bisogna confermare la volontà di iscriversi da “pensionato” al Fondo e proseguire nel pagamento della quota di contributo prevista. Ovviamente si ha una piccola agevolazione, visto che la quota di contribuzione si dimezza, passando da circa il 3% all’1,5%. Inoltre, i prestiti saranno concessi secondo l’ordine di arrivo delle domande (solo se correttamente compilate) e solo fino ad esaurimento del Fondo apposito.
Per quanto riguarda la convenienza, con l’avanzare dell’età c’è un aumento del “costo complessivo” del prestito, a causa della quota da versare al Fondo Rischi, che aumenta dopo i 63 anni in modo quasi esponenziale. Quindi se ad un lavoratore risulterà quasi sempre conveniente richiedere i prestiti Inps, per un pensionato la valutazione va fatta confrontando le condizioni proposte con le cessioni del quinto convenzionate Inps.
Al di là della cessione del quinto, le possibilità di poter ottenere la somma di cui si ha bisogno senza dover rinunciare a una buona fetta della pensione non sono molte. Per questa ragione è stata rivista e regolamentata la normativa che inquadra il prestito vitalizio, al fine di renderlo meno “oneroso” per gli eredi.
Questa forma di finanziamento necessita della proprietà di un immobile (in caso di co-titolarietà bisogna avere la maggioranza della proprietà) e permette al pensionato di richiedere un “mutuo” che non prevede il rimborso del capitale e degli interessi, a meno che non sia sua scelta provvedere al rimborso.
Infatti questa formula è nata per permettere a un pensionato di ottenere un prestito di importo elevato, senza rinunciare alla pensione per il rimborso. Sarà poi compito degli eredi decidere se restituire capitale più interessi alla banca oppure se lasciare che l’immobile passi alla banca che lo venderà per rivalersi della somma che vanta come credito.
Visto il funzionamento molto particolare, le banche pongono dei limiti che sono:
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